Un ricordo a più voci di “Don Gino”


A dieci anni dalla scomparsa di Don Gino Marchi,  l’ASSOCIAZIONE AMICI DEL MARIA LUIGIA  ha presentato le sue poesie, stampate in una nuova veste grafica,  a cura Augusto Vignali e Paolo Briganti, con prefazione di Suor Stefania Monti (dall’edizione del 2009) e una originale postfazione di Paolo Briganti. Sorride ironico e benevolo, Don Gino, nella foto scelta per l’occasione.  Sono intervenuti per ricordarne la singolare figura di religioso, poeta e intellettuale Paolo Briganti, Luigi Alfieri e Giuseppe Marchetti.  Ugo Trombi, impossibilitato a partecipare di persona, ha fatto pervenire uno scritto in cui ricorda gli ultimi anni del religioso, prima del suo ritiro dalla vita pubblica. Numerose, a conclusione della manifestazione, le testimonianze di chi l’ha avuto come amico e maestro.

Momenti di profonda commozione ha suscitato la lettura di alcune liriche da parte di Mirella Cenni, che ha sapientemente dato voce alle varie sfumature dell’animo del poeta, quali appaiono nei suoi versi: la gioia, lo stupore, la commozione, il dolore, il dubbio, l’attesa. Una fede sempre viva e sempre da conquistare, come ha sottolineato Briganti, sottende le sue poesie:  una  fede non esente dalla notte dell’anima, descritta dai grandi mistici (il pensiero corre a San Giovanni della Croce),   che attraversa spazi deserti e un buio reso sostenibile dalla certezza di un reale quanto  misterioso Altrove - la seconda casa di chi crede, come ha scritto nel suo ricordo Ugo Trombi. E, come congedo dalla creazione poetica, i versi di Ungaretti (“Natale”), ma resi  ancora più radicali nel loro sganciarsi da una contingenza particolare del poeta per diventare quasi un congedo tout court,  nella lirica “Mentre m’avvicino al gran silenzio” – ultima creazione poetica di Gino Marchi  e lirica che, come sottolineato nella prefazione di  Stefania  Monti, “è forse la più significativa e coinvolgente, […] la più vicina alle nostre inquietudini odierne”.

Giuseppe Marchetti, nel suo intervento, ha ricordato come poesia e religione siano intimamente connesse e ha tracciato un ritratto di Don Gino che ne delinea la statura non solo come  cultore di poesia, a cominciare da quella  locale, ma come critico capace per primo di comprendere la grandezza di  poeti come David Maria  Turoldo e  della poesia religiosa - genere che in Italia è considerato “minore”. Non solo:  dal quadro di Marchetti emerge la memoria di un vero e proprio  caffè letterario,  dove tra innumerevoli sigarette si organizzava la curatela delle opere di Pezzani, si discuteva di poesia e filosofia. Don Gino era in prima linea nei dibattiti  culturali, ne è un  esempio  la sua recensione di Umanesimo Integrale di J. Maritain.

Il suo sguardo spaziava dalla letteratura alla storia locale, come attestano le sue varie pubblicazioni, al cinema,  come mi ha raccontato, con le lacrime agli occhi, un suo ex alunno.  Come giudizio di un tema  in cui il ragazzo aveva descritto la vita nella “Bassa” (Roccabianca), Don Marchi aveva scritto: “Mi fa pensare a  una sceneggiatura di Fellini. Complimenti”.

E’ stata, per i presenti, una mattina speciale.  Per molti, ritornare negli storici locali del Maria Luigia ha significato un ritorno nel tempo  e nei luoghi della propria vita da studenti. Tanti sono stati i ricordi degli ex alunni, del Maria Luigia o del Liceo Classico delle Orsoline e anche di ex  alunni del Romagnosi che lo conoscevano e apprezzavano. Insomma, intorno a “Don Gino” si è creato ieri un consenso generale con sospensione delle annose schermaglie tra licei, che sono state simpaticamente ricordate da Luigi Alfieri.   I suoi ex alunni lo ricordano così: insegnante colto e attento ai grandi temi come alle piccole cose; uno che immaginava un dialogo  con un piccione, mentre imbacuccato e in bicicletta andava a scuola; uno che scherzava bonariamente, e preferibilmente in quella calda lingua che è il nostro locale dialetto. Chissà se da lassù ha guardato i tanti che lo hanno ricordato col suo caratteristico, ironico e autoironico, “dabòn?”.

 

Un grazie va anche a Claudia Casali che ci ha regalato, con nostalgia,  ricordi molto personali sull’incontro col collega e sui risvolti professionali e umani di un’amicizia insieme fraterna e filiale.

 Ci si è lasciati con un proposito: riprendere la sua opera assieme a quella di altri personaggi di cui può andar fiera la nostra città, perché questo incontro non sia stato solo un - seppur ricco e coinvolgente - AMARCORD.

                                                                                                              Carla Maria Gnappi