Sèmma tutt pramzàn – III – l’arpìcca

Lo spettacolo conclude idealmente il progetto “Sèmma tutt pramzàn – siamo tutti parmigiani” che è iniziato tre anni fa. Se, come è giusto che sia, i partecipanti non sono che in piccola parte gli stessi, rimane, però, identico lo spirito che ci ha sostenuto. Infatti lo scopo era rinsaldare la nostra identità culturale per rendere trasparente e comunicativa la nostra storia e rafforzare la cultura dell’accoglienza.
L’insegnamento e l’uso del dialetto parmigiano, come risultato della diversificazione delle lingue e delle “parlate”, tende a questo scopo.
Il processo di nascita dei nostri dialetti ha origini lontane che si perdono nei secoli. Il dialetto è l’espressione più immediata dell’identità di un popolo; esprime la storia, le radici culturali, il rapporto con il tempo e con il territorio. I dialetti ci sono sempre stati e ci sono in tutte le lingue: è l’espressione vera del popolo vero; non è la lingua ufficiale né quella scolastica; è la lingua viva, quotidiana, diretta, espressiva di una popolazione e del suo territorio.
Oggi chi parla in dialetto lo fa per scelta, non per necessità: non può essere considerato un ignorante, ma è piuttosto una persona con una marcia in più rispetto a coloro che non conoscono nessun dialetto, essendo in grado di comunicare a suo piacimento in due codici diversi, anziché in uno solo…
Per conoscere ed apprezzare più profondamente la nostra realtà culturale anche a chi non è di Parma abbiamo pensato che il modo più efficace fosse, quindi, quello di approfondire lo studio del dialetto parmigiano: e nella serata di venerdì 17 gennaio, nel Teatro del Convitto nazionale, alle ore 20.00, si cercherà di farlo attraverso la lettura di poesie e testi teatrali che in modo forte, spontaneo e genuino hanno contraddistinto la nostra storia.
In allegato la locandina con il programma
Ultima revisione da CATALDO ROCCO RUSSO