Luigi Garlando: «Così racconto la mafia ai ragazzi»

Grazie al progetto della docente Alessandra Ghinelli il giornalista ha incontrato gli alunni delle classi 2ªC, la 3ªC, la 3ªA e la 3ªB della scuola secondaria di 1° grado.

Dalla Gazzetta di Parma del 27 Maggio 2025

Nella cappella del Convitto Maria Luigia gli studenti hanno accolto Luigi Garlando con un lungo applauso. Giornalista di punta della Gazzetta dello Sport e autore di alcuni celebri libri per ragazzi, Garlando ha dialogato con gli studenti riguardo alla sua carriera di giornalista e scrittore e ai suoi libri più famosi, rispondendo alle domande dei ragazzi.
Tra le opere più famose di Garlando c’è certamente «Gol!», la serie di libri per ragazzi che segue le avventure della squadra delle Cipolline, divenuta un cult del suo genere. Durante l’incontro l’attenzione è stata però rivolta in particolare ad altri lavori dello scrittore. Primo fra tutti «Per questo mi chiamo Giovanni», uno dei suoi libri più famosi. Pubblicato nel 2004, il volume ripercorre le vicende del giudice Giovanni Falcone, raccontando con tono semplice e diretto la mafia ai più giovani.
Garlando ha poi parlato anche dei libri «Vai all’inferno, Dante!», del 2021, «’O Mae’ – Storia di judo e Camorra», del 2014, e «Luce e Mario. Storia di un amore rivoluzionario», pubblicato nel 2024. «Perché hai deciso di affrontare così tante volte il tema della mafia nei tuoi libri?» è stata la prima domanda posta da uno studente allo scrittore. «Nel 2004 stavo chiacchierando con una mia amica che fa la libraia a Bologna - ha risposto Garlando - che, parlando, mi ha detto: "perché non provi a raccontare una storia vera all’interno dei tuoi libri? Magari la storia di Giovanni Falcone". Quel suggerimento ebbe per me il sapore della sfida». Garlando ha poi aggiunto: «Attraverso questa storia mi sono reso conto che potevo spiegare la mafia ai ragazzi attraverso i tanti punti di contatto tra il mondo giovanile e quello della criminalità organizzata: la legge del più forte, la prepotenza, il bullismo, l’omertà». «Hai mai conosciuto un mafioso?» ha chiesto poi una studentessa. «Sì, ed è stata un’esperienza molto forte - ha risposto Garlando -. Tre anni fa ho intervistato un mafioso pentito che per trent’anni è stato il braccio destro di Totò Riina: Gaspare Mutolo. È stato un racconto fortissimo. Mi disse che il rimorso più grande che aveva era quello di aver sprecato la vita a servire la mafia rinunciando alle persone a cui voleva bene, riferendosi soprattutto alla moglie». «Se potessi parlare con un personaggio dei tuoi libri, con chi parleresti?» ha chiesto uno studente. «Parlerei con Falcone - ha detto Garlando -. Gli direi grazie e gli chiederei dove ha trovato la forza per vivere tutto ciò che ha vissuto».
L’incontro con Luigi Garlando è stato l’esito di un progetto che ha coinvolto quattro classi della scuola media del Maria Luigia: la 2ªC, la 3ªC, la 3ªA e la 3ªB. Merito di aver coordinato e organizzato il progetto è stato di Alessandra Ghinelli, docente di Lettere dell’istituto: «Quello di oggi è il culmine di un dialogo continuo, che è durato tutto l’anno attraverso la lettura dei libri di Garlando, la produzione di temi e tanti dialoghi in classe». Ghinelli ha poi sottolineato «l’importanza di portare questi argomenti nelle scuole per far capire ai ragazzi che le dinamiche della mafia sono simili a quelle del bullismo. Sono mostri che possono essere sconfitti solo conoscendoli».

 

di Andrea Grassi

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Ultima revisione da CATALDO ROCCO RUSSO