Liceali all’opera – 31.10.2017 - Nabucco - Teatro alla Scala - Milano


“Copiare il vero può essere una buona cosa, ma inventare il vero è meglio, molto meglio!”

Questo disse Verdi e con il Nabucco è di certo riuscito nell’intento.

nabucco

Con questa opera, grazie ai continui colpi di scena, sottolineati dall’alternarsi dei diversi toni e colori musicali, egli ha dato vita per noi ad un vero e proprio mondo a parte, popolato di complessi personaggi, che si muovono attraverso l’armonioso alternarsi di potenza e dolcezza, morte e speranza, trasportandoci così in una storia senza tempo, sempre attuale e viva.

La storia del Nabucco si ispira al Salmo biblico nel quale, sulle sponde dell'Eufrate, il popolo d'Israele prigioniero eleva struggenti preghiere, perché siano restaurati il proprio tempio e il proprio regno; questa stessa preghiera troverà eco tra gli Italiani oppressi dalla dominazione austriaca, di cui vorrebbe raccontare anche Verdi stesso.

Traducendo l'esperienza dolorosa di un popolo oppresso e la sua insopprimibile aspirazione alla libertà, il canto contenuto nel Nabucco travalica il tempo del Risorgimento e grazie ad un linguaggio musicale meraviglioso e sempre attuale continua a richiamare l’atrocità delle occupazioni che alcuni popoli impongono ad altri negando loro identità nazionale e dignità di uomini.

I personaggi di questa opera vivono un doloroso passaggio ricercando la propria “verità”: da una parte i singoli cercano la propria identità personale, mentre sullo sfondo il popolo, cerca la propria identità nazionale perduta.

Il Nabucco è una storia di conquista e di riconquista della propria identità, come ben dimostra il personaggio di Nabucodonosor: un re spietato che, dopo avere distrutto Sionne, arriverà addirittura a nominarsi Dio.

L’uomo verrà però punito per la sua vanità con l’arrivo di un fulmine, che colpendolo, gli farà perdere la ragione. Riuscirà a riacquistarla solo alla fine del melodramma, dopo la conversione.

Quest’opera rappresenta tuttavia anche il “riscatto”, portato in scena da Abigaille, “l’umil schiava” che diventerà, seppur per poco tempo, la regina d’Assiria e l’”amore”, intrinseco nel personaggio di Fenena, la figlia di Nabucco, che si converte all’ebraismo e che è pronta a morire per l’amore dell’ebreo Ismaele e la fede nel suo nuovo Dio.

Questi sono i temi principali dell’opera che alcuni di noi, studenti dei Licei Classico e Classico Europeo del Maria Luigia, accompagnati dalla sapiente guida della professoressa  e soprano Francesca Olivieri e del professor Alessio Camobreco, hanno avuto la fortuna di conoscere ed ascoltare lo scorso 31 ottobre 2017 presso il Teatro alla Scala di Milano.

Durante il nostro percorso di avvicinamento a quest’opera, che è cominciato molto prima della rappresentazione, abbiamo cercato di comprendere i contenuti delle sue varie parti e di entrare più a fondo nella psicologia dei personaggi, concentrandoci soprattutto sull’argomento della follia e ricercando nella musica le varie sfumature che il maestro ha assegnato ad ogni personaggio.

Ciò che più ci ha colpito è tuttavia, il “sentimento popolare” che pervade l’opera e che culmina nel celebre “Va pensiero” : in questo momento, il coro diventa un vero e proprio personaggio, nel quale il pubblico riesce quasi ad immedesimarsi, sentendosi così come una parte dell’opera stessa.

Anche per noi l’ascolto dal vivo delle parti corali con una musica così piena di forza e contrasti è stato particolarmente emozionante e coinvolgente.

Come dice spesso il professor Camobreco: “Con il Nabucco non si ci si annoia mai”.

Riferendosi poi alla esecuzione dello spettacolo in modo più specifico, a nostro modesto parere, ci sono state alcune imprecisioni, ma si è trattato comunque di una bellissima esperienza, che ci ha permesso di accostarci ad un mondo che, per la maggior parte di noi, resta spesso un po’ lontano, quasi misterioso e al quale fatichiamo ad accostarci, quasi temendo di restarne forse annoiati o respinti per una sua presunta complessità.

Nel nostro caso, grazie al percorso preparatorio che abbiamo potuto fare, siamo stati in grado di avvicinarci con una maggiore consapevolezza a ciò che ci aspettava, riuscendo a comprenderne meglio i significati anche storici e patriottici.

Tuttavia, è senza dubbio vero, che la musica resta sempre un linguaggio universale, che ciascuno può approcciare, lasciandosi trasportare dal proprio sentimento e certo nessuno può restare indifferente di fronte a Verdi.

Per tutti noi è stata una bellissima esperienza che speriamo di ripetere al più presto.

 

                                                                                               Federica Massimi

Ultima revisione da CATALDO ROCCO RUSSO