Finali "Kangourou" Cervia


Mettere su carta le emozioni di dieci adolescenti che vanno a disputare una gara nazionale di matematica è assai difficile. Scrivo “difficile” perché non voglio soffermarmi sul risultato finale di quella che è stata “l’avventura Kangourou” , ma voglio dare spazio al modo in cui questi prodigiosi ragazzi hanno vissuto quei tre giorni a Cervia. Tre giorni pieni di entusiasmo, di aspettative e di voglia di far emergere la loro bravura. Una bravura che non è solo logico-matematica, ma anche intuitiva e, soprattutto, di lavoro di squadra. Una squadra che è stata messa alla prova sin da subito perché i ragazzi si sono dovuti confrontare non soltanto con le loro ansie e con le loro paure, ma anche con la consapevolezza che avrebbero gareggiato con un componente in meno rispetto alle altre squadre in gara (erano in sei piuttosto che in sette!). Durante il viaggio di andata, a denti stretti, il nostro piccolo grande Zeno Tarozzi (allievo della I A) ha confessato di non stare particolarmente bene. La sera, infatti, al  suo “lieve” mal di gola si è aggiunta la febbre e quindi i ragazzi hanno acquisito coscienza del fatto che non soltanto il loro compagno di squadra stava decisamente male ma che l’indomani sarebbero partiti da una posizione di svantaggio. All’interno di un team, l’assenza di un componente si avverte non solo fisicamente, ma anche dal punto di vista tecnico perché si allungano i tempi del lavoro e, in questo caso, la gestione del tempo era fondamentale perché avevano un limite massimo di 90 minuti per lo svolgimento dei problemi. Non avevamo la “riserva” per i più piccoli (la gara prevedeva un numero preciso di componenti di I, II e III Secondaria di 1° grado) e, per un attimo, la sottoscritta ha temuto che nei ragazzi prevalesse la sfiducia. Invece, come sempre, i più piccoli sanno come sbalordirci!

Il mattino dopo sono andati alla competizione in maniera distesa e relativamente tranquilla. Conoscevano i loro limiti e sapevano che le loro possibilità di qualificazione per la finalissima dell’indomani si erano assottigliate, eppure non si sono fatti prendere dal panico o dallo sconforto e sono andati a disputare la loro gara. Una gara in cui, ognuno di loro (Marica Balestra, III A; Federico Caramaschi, III A; Beniamino Volpi, III B; Alessandro Zilioli, I A; Martin Mariotti, I A; Fabio Vernizzi, II D), avrebbe messo da parte i propri timori e si sarebbe concentrato sui quesiti da svolgere e da risolvere.

Loro erano “L’infinito” e, devo ammettere, che infinite sono state le loro risorse. Risorse da cui hanno attinto anche la sottoscritta, la loro coach di matematica Paola Maniga e gli altri tre componenti del gruppo (Alessandro Artoni, III A; Francesca Cantarelli, III A; Vittorio Carra, III A) che non hanno gareggiato. Un grazie speciale va a questi tre ragazzi che, pur avendo vinto assieme a Fabio, Federico, Beniamino e Marica, la gara che ha dato loro l’accesso a questa competizione si sono dovuti mettere da parte per dare spazio ai più piccoli che, così, hanno avuto la possibilità di mettere in risalto le loro doti e le loro competenze matematiche. Competenze che  hanno fatto accelerare i battiti cardiaci dei nostri cuori perché in 90 minuti ci hanno regalato la bellezza e la meraviglia del sano gioco di squadra. Non è un caso che, anche se con fatica, si siano guadagnati un posto per competere alla finalissima del giorno dopo.

Alla fine si sono posizionati al 14^ posto, ma se penso che all’inizio i partecipanti di quest’edizione del “Kangourou” erano in 65.000 mi vengono i brividi! E se penso che hanno gareggiato con un elemento in meno i miei brividi aumentano perché significa che, se il nostro Zeno non si fosse ammalato, questi nostri piccoli “Pitagora, Archimede o Euclide” potevano posizionarsi tra i primi dieci posti e rientrare nella gara internazionale.

Ma Cervia e il “Kangourou 2016” non sono stati solo numeri, calcoli e problemi.

Cervia e “Kangourou 2016” sono stati anche Mirabilandia, spiaggia e divertimento. Dopo le gare, infatti, i nostri geni in matematica hanno potuto godere della bellezza della città e, soprattutto, hanno potuto esprimere pienamente la vivacità tipica della loro età perché, è bene non dimenticare, che questi “piccoli adulti” hanno dagli 11 ai 14 anni ed era giusto e doveroso regalar loro dei momenti prettamente ludici. Momenti che sia io che Paola abbiamo condiviso con i nostri ragazzi e di cui abbiamo goduto a piene mani, perché è solo gioia attingere dalla loro linfa vitale. Una linfa di cui, docenti ed educatori, necessitano e hanno bisogno per dare un senso ed un significato al proprio lavoro. Un lavoro che non è fatto solo di concetti e definizioni, ma di momenti di crescita in cui i ragazzi si sperimentano con se stessi e gli altri.

Del resto, che cos’è l’educazione se non la trasmissione di valori morali e culturali da una generazione all’altra? Che cos’è l’educazione se non il condurre, il “tirare fuori” le doti e le propensioni di ogni singolo allievo? Ma non voglio dilungarmi in concetti educativi che, in questo caso, sarebbero inopportuni e fuori luogo.

Voglio solo congratularmi con ognuno di loro.

“Bravi ragazzi! Siete sulla buona strada!Continuate così, perché siete voi il futuro!

 

Tina Cancilleri

Finali "Kangourou", Cervia

Ultima revisione da CATALDO ROCCO RUSSO